La quinta verità

All'inizio del terzo millennio, Gesù di Nazareth ridiscende in terra per rivolgersi agli infelici del nostro tempo, gli aspiranti scrittori, e, tramite uno di loro, rilanciare il messaggio evangelico, con l'occasione raccontando come si sono realmente svolti i fatti in Galilea. Nella sterminata moltitudine sceglie Giorgio Fabbi, e ne fa il suo portavoce. Compie così il suo più strepitoso miracolo: l'immediata pubblicazione di costui da parte di un editore italiano.

Gesù parla della sua giovinezza di enfant prodige prima e di patriota palestinese poi, fautore di una terza via per il raggiungimento della pace in Terrasanta, già allora lacerata da aspri conflitti: l'amore verso il prossimo. Dunque, né l'esoterico disegno Esseno, né l'arrivo di un Messia duro a venire: raccolti dodici discepoli, il Maestro inizia a predicare nelle campagne, dove più che la sua idea, si afferma il suo carisma, nonostante egli non si voglia leader, ma solo catalizzatore di un nuovo pensiero.

Di questi cavillosi distinguo approfitta Giuda per spingere il gruppo a Gerusalemme, a caccia di sinergie con altre realtà politiche. Benchè non convinto, Gesù si presta alla nuova strategia che però non porta risultati, perché se i contadini già lo capivano poco, i cittadini hanno poco tempo per capirlo. Sempre più impaziente, Giuda propone allora a Caifa un compromesso fra le Antiche Leggi e il Nuovo Pensiero, necessario a un mondo fattosi meno statico e più comunicativo. Ma Caifa, che desidera solo sbarazzarsi del pericoloso idealista che predica sistemi dove non c'è profitto extra per nessuno, consegna il Maestro a Pilato assieme a una condanna a morte da ratificare. Il Procuratore tenta invano di traccheggiare nell'interesse dell'Impero che nulla ha da guadagnare dalle nuove idee, che, intuisce, vanno screditate, non martirizzate. A quel punto Gesù decide che per rendere immortale la sua dottrina deve morire sulla croce, e così fa.

Interrogato da Fabbi sulla sua resurrezione, Gesù spiega che a resuscitare non è stato lui, ma il suo verbo, che però si è diffuso male nel mondo perché l'uomo, invece di coglierne l'essenza, ne ha moltiplicato il dettaglio. Vicario di Roma compreso, più preoccupato della politica che d'altro...

Questo libretto mi ha fatto conoscere l'ambiente più arrogante, ottuso, isterico e maleducato che ci sia: il mondo editoriale. Pubblicato da un piccolo editore che per vendere con successo le sue collane si è dovuto inventare un sistema che bypassava le librerie dove la visibilità è un sogno per chi non è uno squalo della carta stampata, ha esaurito la prima edizione di 5000 copie, segno che il lettore, quando è informato, i libri se li compra, anche se l'autore è un perfetto sconosciuto. Poi purtroppo l'editore ha sbroccato pretendendo di correggermi il testo in cambio di una seconda edizione, e la cosa è finita lì.

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